Scopri come valutare in modo concreto il successo della tua strategia di link interna al sito. Osserva quali metriche risultano fondamentali per potenziare la SEO del tuo sito web e porta a casa risultati tangibili.
Potresti immaginare che, dopo tutto ciò che si è detto sui link interni, non resti più nulla da aggiungere.
Eppure, solo pochi coraggiosi si spingono davvero nei meandri intricati del tracciamento di una gerarchia di link interni.
Perché?
È un po’ come voler capire le dinamiche dei meme che esplodono su TikTok: caotico, complesso e non sempre lineare… ma, proprio per questo, ne vale la pena.
In questo articolo, esamineremo le metriche più significative quando si parla di link interni, come monitorarle e cosa significano in termini di beneficio complessivo per la strategia SEO del tuo sito web.
I link interni possono essere misurati?
Sì, è possibile misurarli, ma non è sempre un gioco da ragazzi.
Con qualcosa di così impalpabile come i “link interni”, è facile supporre che i risultati siano più soggettivi che oggettivi.
Ad esempio, può risultare complicato etichettare i singoli link interni per capire come esattamente un utente esplora il tuo sito, figuriamoci stabilire se tutto ciò si traduce in un obiettivo centrato o in una conversione effettiva.
Per tastare con mano il successo della tua strategia di link interni serve quindi un tocco di creatività e, perché no, un pizzico di curiosità da detective.
Anche se le metriche non sempre saltano all’occhio in modo diretto, messe nel giusto contesto, possono raccontare con chiarezza come i link interni stiano giovando alla SEO del tuo sito web.
Devi soltanto sapere dove puntare lo sguardo!
Perché dovresti misurare i risultati dei link interni?
Il collegamento interno, all’interno delle attività SEO, viene spesso trattato come una “buona tecnica di ottimizzazione“, senza troppi approfondimenti strategici e tecnici.
Certo, è abbastanza risaputo che sia importante linkare le pagine cardine del proprio sito, ma fino a dove possiamo spingere questa logica?
Sono felice che tu lo abbia chiesto, perché esistono dei metodi per diventare veri “nerd” dei link interni.
- Navigazione e intento dell’utente: l’audit della tua strategia di collegamento interno condotto con Google Analytics può offrirti rivelazioni sorprendenti su come le persone si muovono all’interno del tuo sito. Capirai, ad esempio, quali pagine attirano di più la loro attenzione e in quale direzione si spostano subito dopo (un po’ come osservare la gente fare lo “shopping natalizio” a fine dicembre!).
- Page Authority: noterai probabilmente che alcune pagine raccolgono più visite di altre. Magari dipende da parole chiave con volume di ricerca più elevato, dalla qualità dei backlink in entrata, dall’autorità della pagina stessa o da un mix di fattori. I link interni ti consentono di trasferire parte di questa preziosa autorità verso pagine meno performanti.
- Architettura delle informazioni: il collegamento interno funge da bussola per l’utente, facilitando un’esperienza di navigazione lineare e priva di ostacoli. Con link ben costruiti, rimuovi quegli attriti che talvolta fanno abbandonare il carrello durante un acquisto, un po’ come quando in un negozio fisico non trovi la cassa e ti passa la voglia di pagare.
- Lacune nei contenuti: grazie all’audit dei link interni, potresti scoprire buchi o argomenti incompleti nel tuo sito. Hai coperto tutte le sfaccettature di un tema principale o c’è ancora qualcosa che aspetta di essere raccontato? E, soprattutto, come guidi l’utente (con un link) verso l’approfondimento che sta cercando?
In sintesi, i benefici di un audit e di una rivisitazione della tua strategia di collegamento interno sono svariati.
Se desideri spingerti oltre le semplici “best practice” e tuffarti nei dati veri e propri, sei nella pagina giusta.
Link interni: come misurare il loro successo
Come ben sappiamo, in ambito SEO ci sono elementi soggettivi ed elementi oggettivi.
Una strategia di link interna al sito prevede un po’ di entrambi.
Le metriche per verificare se i collegamenti interni stanno funzionando sono per lo più oggettive, mentre le tue interpretazioni e successive applicazioni potranno essere più personali e strategiche.
Sentiti libero di estrarre le informazioni come preferisci, in base agli obiettivi della tua strategia SEO, tenendo presente che non sei vincolato solo alle metriche che troverai qui.
Se le idee creative bussano alla tua porta, apri pure!
1. Profondità di scansione
Tra le metriche che preferisco analizzare sui link interni, spicca la profondità di scansione.
Questo valore, messo in evidenza nel rapporto Crawl Stats di Google Search Console, mostra quante pagine possono essere rilevate e indicizzate dai crawler in una singola scansione.
Prima di avviare miglioramenti ai link interni, di solito misuro la profondità di scansione di un sito per farmi un’idea del punto di partenza.
Con il passare del tempo, e man mano che aggiungo o ottimizzo i collegamenti interni, spesso vedo un aumento delle pagine rilevate e indicizzate (specialmente se all’inizio c’erano lacune evidenti).
Una struttura di collegamento interno ottimizzata permette ai motori di ricerca di inoltrarsi più a fondo nel tuo sito, favorendo l’indicizzazione e il posizionamento di un numero maggiore di pagine.
Per spiegarlo in modo semplice…
La profondità di scansione in Google Search Console indica quante pagine Googlebot raggiunge e indicizza in un certo arco di tempo. Per vederla, apri “Statistiche di scansione” e osserva il grafico: se noti un numero costante o in lieve crescita di pagine scansionate, è positivo. Se invece il valore cala bruscamente o resta molto basso, vuol dire che Google fatica a trovare i contenuti (magari per link interni scarsi, errori 404 o blocchi nel robots.txt). In generale, un dato è buono se copre ampiamente le tue pagine più importanti, mentre è negativo se lascia fuori pezzi fondamentali del tuo sito.
2. Flusso del comportamento
Il report “Behavior Flow” di Universal Analytics è stato pensionato con l’arrivo di GA4, ma il nuovo strumento presente nel tool può aiutarti a individuare con precisione il tragitto degli utenti nel tuo sito, comprese le pagine d’ingresso e le azioni compiute strada facendo.
Anche se non si tratta di una “metrica” in senso stretto, è un report rivelatore: ti svela quali pagine catturano l’attenzione, dove gli utenti si spostano, e soprattutto dove ti abbandonano, come chi esce di soppiatto da una sala cinema se il film non entusiasma.
Capire dove si interrompe il viaggio è importante per una corretta ottimizzazione dei link interni. Se noti che molti visitatori escono da una pagina in particolare, puoi aggiungere link più evidenti, inserire CTA (Call to Action) ben strutturate o arricchire il contenuto in modo che l’utente resti più coinvolto.
3. Pagine per sessione
La metrica Pagine per sessione (in Google Analytics) calcola la quantità media di pagine visualizzate da un utente nel corso di una singola sessione.
Se, per esempio, un visitatore approda sul tuo sito, sbircia due pagine e poi scompare, non è il massimo. Ma se si spinge su più contenuti, magari perché trova argomenti interessanti o prodotti che lo tentano all’acquisto, la situazione prende una piega più favorevole!
Questa metrica aiuta a capire, almeno in parte, se i tuoi link interni sono piazzati in modo efficace e se accompagnano gli utenti lungo un percorso chiaro e intuitivo.
Una strategia di collegamento interno ben strutturato incentiva le persone a esplorare altri contenuti, aumentando le visualizzazioni di pagina per sessione e trasmettendo segnali positivi di engagement.
Attenzione però, come con il tasso di rimbalzo, che vedremo a breve, la valutazione di “pagine per sessione” può dipendere molto dal tipo di business o dall’intento dell’utente. Potresti preferire che il potenziale cliente prenda il telefono in mano e chiami subito, piuttosto che saltare da una pagina all’altra a curiosare.
4. Frequenza di rimbalzo
Usare il tasso di rimbalzo come metrica SEO è un po’ come parlare dei colpi di scena nella saga di “Breaking Bad”: c’è chi li trova fondamentali, altri meno. Da sola, infatti, questa metrica rischia di non raccontare l’intera storia.
Se ad esempio hai a che fare con SEO per studi medici, un tasso di rimbalzo più elevato potrebbe non rappresentare una tragedia greca: l’obiettivo finale dell’utente potrebbe essere solo una telefonata, senza esplorazioni aggiuntive del sito. È sempre questione di contesto!
Ma quando affrontiamo il tema dei collegamenti interni, osservare il tasso di rimbalzo è interessante:
Il bounce rate (il termine inglese ormai è entrato nel gergo comune) definisce la percentuale di visitatori che atterrano su una pagina e se ne vanno senza compiere alcuna azione (cliccare su un’altra pagina, compilare un form, eseguire un acquisto…).
I link interni incrementano la possibilità che un utente apra un’altra pagina del tuo sito, continuando la navigazione.
Metti a confronto i dati prima e dopo aver perfezionato i tuoi link interni: se il tasso di rimbalzo cala, è probabile che gli utenti trovino contenuti più pertinenti e rimangano sul tuo sito per un tempo maggiore.
5. Tempo sulla pagina
Se le pagine per sessione ti dicono quante pagine un utente visualizza durante la sua visita, il tempo sulla pagina svela quanta permanenza dedichi a ciascuna pagina specifica prima di passare a un’altra (o a Netflix!).
Nel contesto dei collegamenti interni, un aumento del tempo di permanenza su una pagina può essere indice del fatto che l’utente trovi link utili, che lo portano ad approfondire e a leggere con cura.
In più, sebbene non sia un fattore di ranking diretto, il tempo trascorso su una pagina può indicare ai motori di ricerca che l’utente sta vivendo un’esperienza positiva.
Insomma, un tempo di lettura più elevato, collegato a link interni efficaci, potrebbe testimoniare il buon funzionamento della tua strategia.
6. Tasso di conversione
Se desideri monitorare le conversioni generate dai collegamenti interni, Google Tag Manager (GTM) è lo strumento che fa per te.
Un link interno ben posizionato può accompagnare l’utente lungo la customer journey, spingendolo a fare il passo decisivo: acquisto, compilazione di un modulo, registrazione a una newsletter, ecc.
Capire quali pagine “agganciano” l’utente prima di una conversione ti aiuta a migliorare la strategia di linking interno.
Come monitorare le conversioni dei link interni con GTM?
- Entra in Google Analytics.
- Crea un evento di conversione che rappresenti l’azione che desideri tenere d’occhio (compilazione form, acquisti, iscrizioni, ecc.).
- Segnati il nome dell’evento e/o dei parametri correlati, poiché ti saranno utili in seguito.
- Accedi a Google Tag Manager e apri la sezione “Trigger” (o “Attivatore”). Clicca su “Nuovo” per crearne uno.
- Dai un nome al trigger (ad esempio “Clic sul collegamento interno”).
- Seleziona “Clic – Solo link” come tipo di attivatore.
- Nella sezione di configurazione, imposta:
- Questo trigger si attiva quando: “Alcuni clic sul collegamento”.
- Crea una condizione per filtrare solo i link interni, ad esempio:
- Fai clic su URL → Corrisponde a RegEx → ^https?://(www.)?yoursite.com
- (Al posto di yoursite.com metti il tuo dominio reale).
- Salva il trigger.
- Vai nella sezione “Tag” di GTM e clicca su “Nuovo”. Assegna un nome al tag (es. “Evento clic collegamento interno”).
- Come tipo di tag scegli “Google Analytics: evento GA4”.
- In “Configurazione tag”:
- Seleziona il tag di configurazione GA4.
- Nome evento: “internal_link_click” (o quello che preferisci).
- Parametri evento: aggiungi dettagli utili, ad esempio “link_url” con valore {{Clicca URL}}.
- Nella sezione “Triggering”, seleziona il trigger creato al passaggio precedente (“Clic sul collegamento interno”).
- Salva il tag.
- Torna in GA4 e clicca su “Amministrazione”.
- Nella colonna “Proprietà”, apri “Eventi”. Lì vedrai l’elenco degli eventi tracciati (anche quelli personalizzati come “internal_link_click”, se configurati correttamente).
- Cerca l’evento che vuoi segnare come conversione. Se non compare, significa che non è ancora stato attivato (in tal caso, devi attendere o crearlo manualmente).
- Una volta apparso l’evento, attiva lo switch “Segna come conversione” a fianco del suo nome. Da questo momento, GA4 registra l’evento come conversione.
7. Traffico organico
Uno degli indicatori più evidenti del successo SEO è l’aumento del traffico organico. Tuttavia, capire se questa crescita sia dovuta precisamente alle modifiche dei link interni può essere complicato, un po’ come stabilire se l’uscita di un nuovo film Marvel sia il motivo dietro l’impennata di visite a un blog sul cinema.
Ma puoi paragonare i dati relativi al traffico prima e dopo gli aggiornamenti dei collegamenti interni, tenendo conto di eventuali fattori esterni (stagionalità, trend del momento, eventi globali…).
Monitora nel tempo l’andamento del traffico organico con strumenti come Google Analytics o Semrush. L’implementazione di link interni può:
- Spingere più visitatori verso pagine secondarie o di nicchia del tuo sito.
- Migliorare la rapidità di indicizzazione.
- Distribuire la link equity, incrementando il traffico totale.
8. Autorità di pagina
Page Authority è un punteggio (brevettato da Moz) che valuta il potenziale di una determinata pagina nel posizionarsi bene nelle SERP, in base a svariati parametri. I punteggi vanno da 1 a 100, e più è alto, più la pagina dovrebbe (in teoria) svettare.
Nel discorso dei collegamenti interni, considero l’autorità di pagina perché i link interni possono trasferire autorità a quelle pagine verso cui puntano.
In pratica, se creo un link da una pagina “forte” a una pagina meno visibile, distribuisco parte della link equity nel mio stesso sito. Questo può aumentare l’autorità delle sezioni più deboli, come passare la torcia olimpica di pagina in pagina.
Se noti che la Page Authority di una pagina sale dopo aver ricevuto link interni di livello, è un segnale di successo. E misurare questo miglioramento su più pagine ti consente di capire come sta girando la tua “ruota” dei link interni.
Migliora la tua strategia di link interni con questi suggerimenti
Il collegamento interno, pur essendo un tassello spesso sottovalutato, rappresenta una leva potentissima nella SEO.
È così intuitivo da sembrare scontato, e proprio per questo, a volte, lo si dimentica.
Usa le metriche elencate qui sopra, insieme a un po’ di sana fantasia, per innalzare le performance organiche del tuo sito (e di quelli dei tuoi clienti).
- Controlla spesso: valuta lo stato di salute del tuo sito almeno ogni trimestre (o anche più frequentemente) per capire se ci sono link rotti, reindirizzamenti o sezioni di contenuto scoperte. Eliminare gli ostacoli rende felici sia gli utenti che Google.
- Aggiungi regolarmente link: ogni qualvolta carichi un nuovo articolo o aggiorni una pagina, cerca punti di collegamento con altri contenuti già esistenti. Tre link interni a pagina possono essere un buon punto di partenza.
- Esamina il tuo traffico: individua quali pagine attirano più visitatori e possiedono un’autorità elevata. Collega da queste pagine a sezioni con prestazioni inferiori e confronta i risultati prima e dopo l’intervento.
- Gioca con il posizionamento: sperimenta l’inserimento dei link in varie parti della pagina (all’inizio, in mezzo al testo, in fondo…) e personalizza l’aspetto visivo (grassetto, colori diversi, callout). A volte, basta un tocco di stile per incrementare il CTR.
Grazie a questo manuale, potrai farti un quadro completo dell’efficacia della tua strategia di collegamento interno e apportare modifiche capaci di migliorare concretamente le prestazioni SEO.
Cerchi maggiore coinvolgimento e più azioni da parte degli utenti sul tuo sito web? I collegamenti interni sono un modo perfetto per riuscirci!