Digital Strategist

Richiedi un preventivo per una strategia digitale

Come digital strategist ti aiuto a definire i canali e i percorsi giusti per aiutare la tua azienda a percorrere la trasformazione digitale senza pericolosi fuori rotta.
Messaggio Inviato!

Digital Strategist: chi è?

Vorrei spiegarti questo ruolo in modo divertente, perché spesso c’è troppa confusione a riguardo.

Quindi userò un tocco di ironia che potrà rendere più piacevole conoscere meglio la sua importanza e le vere mansioni svolte.

Hai presente quando senti parlare di “digital strategist" e pensi:

“Ok, ma cosa fa?".

Sei in buona compagnia.

Anche nelle aziende, spesso non hanno idea della definizione di questa mansione.

Parli con dieci persone e ti danno dieci definizioni diverse.

Hai mai visto un annuncio di lavoro per “Digital Strategist" che chiedeva competenze da supereroe? Tipo: “Cerchiamo un esperto in SEO, social media, data analysis, business development, con 10 anni di esperienza in un settore che esiste da 5, e che sappia anche fare i caffè perfetti"?

Benvenuto nel mondo confuso del digital strategy, dove il 90% delle aziende non sa davvero cosa cerca.

Partiamo dalle basi: perché tutta questa confusione?

Il problema è semplice: il digitale cambia velocemente.

Un giorno va di moda Facebook, il giorno dopo TikTok, e le aziende cercano disperatamente qualcuno che “sappia gestire tutto".

Risultato? Annunci di lavoro che sembrano liste della spesa di uno chef pazzo:

  • “Esperto in growth hacking".

  • “Maestro di Google Analytics 4".

  • “Negoziatore con clienti rompiscatole".

  • “Mind reader del mercato".

Chiamano questa follia “Purple Squirrel Syndrome" – la ricerca dello scoiattolo viola, cioè un candidato che non esiste.

Perché?

Perché:

  1. Chi assume non ha idea di cosa serva.

  2. Vogliono pagare una miseria per avere 10 professionisti in uno.

  3. Pensano che “digitale" significhi solo postare su Instagram.

E così, finiscono per assumere social media manager frustrati che odiano la vita.

Ma il social media manager non è un digital strategist.

Allora, cosa fa un vero Digital Strategist?

Un digital strategist è il Sherlock Holmes del business digitale.

Il suo lavoro?

Risolvere enigmi, ad esempio:

  • “Come trasformo un sito da brodo primordiale a macchina da soldi?"

  • “Come lancio un prodotto senza far incazzare i clienti vecchi?"

  • “Quale canale digitale mi darà più risultati senza prosciugarmi il budget?"

Non è un tecnico, non è un creativo, non è un venditore.

È il ponte tra tutti questi mondi.

Un esempio pratico di cosa può fare il Digital Strategist

Immagina: l’azienda “Pasticci di Nonna Peppina" vende biscotti online e nei negozi.

Vogliono passare da 5 a 50 milioni di vendite digitali in un anno, ma:

  • L’85% dei guadagni viene ancora dai negozi.

  • I retailer minacciano di mollare se li bypassano.

  • Il sito è più lento di una lumaca ubriaca.

Cosa fa il Digital Strategist?

  1. Ascolta tutti: dal CEO che vuole i soldi, al magazziniere che bestemmia per gli ordini online.

  2. Analizza i dati: “Il 70% degli utenti abbandona il carrello? Forse perché il checkout è complicato come un esame di fisica quantistica".

  3. Propone una strategia: creare un’area riservata ai retailer con offerte esclusive, mentre l’ecommerce offre regali personalizzati.

  4. Coordina il team: sviluppatori, designer, esperti digitali, influencer delle nonne su TikTok ecc.

Insomma, è l’architetto che disegna la casa, non colui che mette i mattoni. Magari da il suo tocco… Però solitamente è colui che monitora il tutto e fa in modo che la strategia venga seguita correttamente da ogni reparto aziendale.

Competenze del Digital Strategist

Il digital strategist è un generalista con occhio per i dettagli.

Ecco in cosa dovrebbe essere portato:

1. Capire come funziona un’azienda

  • Business model: sapere come l’azienda guadagna (vendite? abbonamenti? pubblicità?).

  • Politica interna: chi decide cosa? Il CEO è un visionario o un tiranno?

  • Concorrenti: cosa fanno meglio? Dove sbagliano?

Esempio: Se lavori per un’azienda di abbigliamento, devi sapere se puntano sul lusso o sul fast fashion.

2. Conoscere il marketing

  • Tradizionale: spot TV, volantini, eventi.

  • Digitale: social media, SEO, email marketing, CRO, campagne pubblicitarie.

3. Avere competenze in fatto di tecnologia

  • Strumenti base: CMS WordPress, Magento, PrestaShop, ecommerce come Shopify, analytics come Google Looker Studio, Google Search Console, Hubspot.

  • Domande giuste: “Possiamo integrare il CRM con il sito?" invece di “Come si programma un’API?".

  • Sfruttare l’AI: ora è sempre più importante sfruttare l’intelligenza artificiale predittiva e generativa per migliorare e automatizzare i processi aziendali.
  • Saper analizzare i dati: saper usare gli strumenti di analisi dei dati permetterà al Digital Strategist di capire cosa funziona o meno in un’azienda. 
  • Data Literacy: saper leggere un report senza svenire.

  • Soft Skill: gestire clienti isterici e team stressati.

4. Saper fare domande scomode

  • Ai clienti“Perché volete un’app se nessuno la scaricherà?"

  • Ai capi“Siamo sicuri che questa campagna non sia una boiata?"

  • A se stessi“Sto davvero aiutando o sto seguendo l’ultima moda?"

Perché il “Digital Strategist" non viene sfruttato a modo?

Colpa delle aziende che:

  • Confondono strategia con tattica: vogliono risultati ieri, quindi ti fanno fare post su Facebook invece di pensare al piano annuale.

  • Hanno paura del rischio: è più sicuro copiare i concorrenti che innovare.

  • Non sanno misurare il successo: “Vogliamo più vendite!" invece di “Vogliamo aumentare le conversioni del 20%".

Il digitale sarà sempre più complesso (grazie, AI!), ma serviranno persone competenti che:

  • Pensino in modo critico, non solo seguano trend.

  • Sappiano adattarsi senza perdere la visione d’insieme.

  • Comunichino chiaramente, senza gergo troppo tecnico.

Perchè scegliermi come Digital Strategist?

Hai presente quei tipi che parlano di “pensiero laterale", “sinergie olistiche" e “engagement 360°", ma poi non sanno dire quanto costa un click su Google Ads?

Ecco, io NON sono uno di quelli.

1. Non sono un guru. Sono uno che fa.

Faccio il direttore marketing da più anni di quanti ne abbia TikTok. E prima di arrivarci, ho fatto il Digital Strategist in settori che vanno dalla moda alla finanza, dalle startup italiane alle multinazionali che vendono caffè in Alaska.

  • Perché conta? Perché ho visto cosa funziona (e cosa no) in contesti completamente diversi. Se vuoi vendere scarpe artigianali a Bergamo o servizi B2B in Germania, so dove sono le trappole.

2. So essere duro. Ma solo quando serve.

Non sono il tipo che ti manda la faccina sorridente su Slack alle 3 di notte. Se c’è da lavorare, lavoro. E pretendo lo stesso dal team.

Esempio: una volta ho gestito un lancio di prodotto per un’azienda di elettronica. Il cliente voleva tutto per ieri. Risultato? Abbiamo finito in tempo, ma ho fatto turni da incubo e detto al CEO: “Se non assumiamo due developer in più, il prossimo progetto salta".

3. Ho visto settori che non immagini

Lavorare in tanti campi diversi non è un caso. È una scelta. Perché?

  • Fashion: capisci che l’estetica conta, ma se il sito non converte, sei fregato.

  • Fintech: impari a navigare tra regolamenti stretti e clienti che vogliono tutto ieri.

  • Food & Beverage: scopri che una foto di un panino può far salare le vendite del 200%, ma solo se il targeting è preciso.

E ho lavorato sia per aziende italiane (dove tutto è “l’abbiamo sempre fatto così") che per realtà internazionali (dove tutto è “break the rules, now").

4. Mi focalizzo sui numeri

Il mio mantra? “Se non puoi misurarlo, non farlo".

  • Non ti dirò mai “I social media aumenteranno la tua brand awareness!" senza un piano per dimostrarlo.

  • Se lancio una campagna, so già quali KPI guardare, quanto spendere e cosa fare se le cose vanno male.

Esempio concreto: per un cliente nel turismo, abbiamo rivoltato la strategia da cappero. Risultato? +40% di prenotazioni dirette in 6 mesi. Come? Semplice: abbiamo smesso di inseguire i like e ci siamo concentrati sui booking.

5. Non sono un solitario. Sono un capobranco.

Da direttore marketing, so che nessuno vince da solo.

  • Se serve, mi sporco le mani con i dati.

  • Se serve, faccio da mediatore tra il CEO e il social media manager che vuole licenziarsi.

  • Se serve, spiego al cliente perché la sua idea del “sito viola con font Comic Sans" è un suicidio. Anche se tifo per la Fiorentina.

Ma alla fine, la strategia la decido io. E se sbaglio, sono il primo ad ammetterlo.

6. Cosa ti aspetta se mi scegli?

  • Niente chiacchiere, solo fatti: la prima riunione sarà un reality check. Ti dirò cosa puoi ottenere, in quanto tempo e con che budget.

  • Piani chiari, come un GPS: non ti perdi in strade secondarie. Sai sempre dove siamo e quanto manca alla meta.

  • Massima trasparenza: se un canale non funziona, te lo dico subito. Non perdo tempo a cercare scuse.

Ultima cosa: non sono perfetto

  • Odio le riunioni infinite. Se possiamo risolvere tutto in due email, evito di bloccarti l’agenda.

  • Non lavoro con chi non ha ambizioni. Se vuoi solo “qualche like in più", chiama un influencer.

In sintesi:

Se cerchi uno yes-man che annuisce a tutto, non sono la persona giusta.

Se vuoi qualcuno che ti porti risultati, anche a costo di litigare, scrivimi.

E se hai domande scomode, lasciamele nei commenti. Non le ignoro, promesso. 😉