Te lo spieghiamo in questo articolo, dove analizziamo un podcast dello stesso Google.
Google ha recentemente spiegato tre strategie che possono favorire un incremento della scansione da parte di Googlebot.
Anche se Google non considera necessaria una scansione costante, ci sono comunque modi per incentivare il bot a tornare più spesso su un sito web.
Lo ha spiegato Google stesso in questo podcast:
Quali sono queste 3 metodologie? Vediamole insieme.
1. Importanza dei contenuti di alta qualità nella frequenza di scansione
Durante una discussione, Gary Illyes e Lizzi Sassman di Google hanno evidenziato l’importanza della qualità dei contenuti di un sito. Hanno sottolineato che molti webmaster riscontrano problemi di mancata indicizzazione e, spesso, ciò è dovuto all’adozione di tecniche di ottimizzazione SEO obsolete o mal interpretate.
Nonostante alcune di queste pratiche siano considerate “best practice” nel settore, sono spesso in ritardo rispetto a ciò che Google considera attuale.
Gary Illyes ha spiegato che Googlebot tende a scansionare più frequentemente quei siti che mostrano segnali di alta qualità, definiti dagli algoritmi di Google.
Al minuto 4:42 del loro intervento, Gary ha dichiarato:
“in genere, se il contenuto di un sito è di alta qualità, è utile e solitamente piace alle persone, allora Googlebot (o meglio, Google) tende a eseguire maggiormente la scansione di quel sito.”
Questa affermazione lascia intendere che Google è più propenso a visitare frequentemente i siti che forniscono contenuti utili e apprezzati dagli utenti.
Ovviamente, Google non specifica mai esattamente quali siano questi segnali di alta qualità.
Basandoci su alcune ipotesi ragionate, possiamo pensare che la ricerca brandizzata possa giocare un ruolo importante in questa priorità di scansione.
Google potrebbe considerare le ricerche degli utenti su un marchio come un segnale positivo, quasi come se fossero dei link impliciti, anche se non viene menzionato un brand specifico.
Un altro fattore da considerare è il brevetto Navboost, esistente dal 2004, che si concentra sui segnali di interazione degli utenti. Anche se spesso viene confuso con il tasso di clic (CTR), in realtà si riferisce a come gli utenti interagiscono con i risultati di ricerca.
In generale, è probabile che i segnali che indicano che un sito è percepito come utile dagli utenti, possano migliorare la sua frequenza di scansione e, potenzialmente, il suo posizionamento SEO.
Spesso si tratta di fornire agli utenti esattamente ciò che cercano, senza complicazioni o deviazioni.
Un esempio significativo di questo concetto è il cosiddetto “algoritmo delle cose banali“.
Immagina un supermercato: quando cammini lungo il corridoio dei dolciumi, noti una fila di caramelle e snack pieni di zucchero.
Non perché siano la scelta più sana, ma perché è quello che la maggior parte delle persone si aspetta di trovare e desidera acquistare.
Google adotta una logica simile: mostra nei risultati di ricerca ciò che gli utenti si aspettano e apprezzano, anche se non è necessariamente la scelta più qualificata.
Un esempio reale è un famoso sito di notizie che pubblica articoli copiati e non interessanti, utilizzando il formato copia e incolla. Nonostante i contenuti siano di qualità discutibile per chi ha competenze informative, questo sito è molto popolare perché risponde alle esigenze di un pubblico che cerca soluzioni rapide e semplici.
Alla fine, ciò che conta davvero è capire il proprio pubblico e soddisfare le sue aspettative.
Per quanto concerne l’indicizzazione del sito e i contenuti di qualità ti consigliamo di leggere questi nostri 2 articoli:
quanto costa indicizzare un sito;
come creare contenuti di qualità.
2. Aumento della frequenza di pubblicazione
Un altro aspetto che Gary Illyes e Lizzi Sassman hanno discusso nel Podcast riguarda l’effetto di un aumento dell’attività di pubblicazione su un sito web.
Hanno sottolineato che, se un sito comincia a pubblicare molte più pagine rispetto al solito, questo potrebbe indurre Googlebot a scansionare il sito con maggiore frequenza.
Illyes ha utilizzato l’esempio di un sito che è stato hackerato e che, a causa dell’attacco, ha iniziato a generare numerose nuove pagine.
Questo aumento improvviso del numero di URL porta Googlebot a scansionare il sito in modo molto più intenso del normale.
Però, si c’è un però, l’aumento della scansione non è causato dall’hacking in sé, ma dal fatto che ci sono molte nuove pagine da analizzare.
Gary ha spiegato questa dinamica con un’espressione semplice:
“Ma può anche significare che, non so, il sito è stato hackerato. E poi ci sono un sacco di nuovi URL per cui Googlebot si entusiasma, e poi esce e inizia a scansionare come un matto.”
Praticamente, se un sito web comincia a pubblicare molte più pagine, Googlebot potrebbe aumentare significativamente la sua attività di scansione, perché il bot è “entusiasta” di tutte le nuove pagine da esplorare.
3. Coerenza della qualità dei contenuti
Illyes ha anche affrontato il tema della qualità complessiva del sito, sottolineando che questa può influenzare la frequenza con cui Googlebot visita il sito.
Se Googlebot vede un calo nella qualità dei contenuti, potrebbe decidere di ridurre la frequenza di scansione del sito.
Gary ha detto:
“Se non eseguiamo molte scansioni o se stiamo gradualmente rallentando la scansione, potrebbe essere un segno di contenuti di bassa qualità o che abbiamo riconsiderato la qualità del sito.”
Questo significa che se Google rileva un peggioramento della qualità dei contenuti, potrebbe decidere che il sito non merita una scansione frequente.
Un calo nella qualità può avvenire se alcune sezioni del sito iniziano a presentare contenuti di minore valore rispetto al resto del sito.
Questa situazione può, nel tempo, trascinare giù l’intero sito, riducendone la visibilità e la scansione da parte di Googlebot.
Spesso, quando i proprietari di siti web parlano di errori SEO come la “cannibalizzazione delle keyword“, in realtà si tratta di una questione di qualità dei contenuti. Alcune pagine di bassa qualità possono influenzare negativamente l’intero sito.
Lizzi Sassman ha chiesto se un sito che non aggiorna né migliora i propri contenuti potrebbe vedere un impatto negativo sulla scansione da parte di Googlebot. Gary ha risposto in modo vago, affermando che Googlebot potrebbe rallentare la scansione se non rileva cambiamenti, ma non ha fornito una conferma definitiva.
È importante ricordare che anche se i contenuti di un sito restano statici, l’argomento trattato potrebbe evolversi nel tempo. Questo significa che ciò che era rilevante ieri potrebbe non esserlo più oggi. Per questo motivo, è consigliabile effettuare periodicamente un Content Audit, un’analisi dei contenuti del sito per assicurarsi che siano ancora pertinenti e aggiornati rispetto alle aspettative degli utenti e ai trend attuali. Aggiornare i contenuti aiuta a garantire che il sito resti interessante per Googlebot e per i visitatori.
Conclusione
Gary Illyes e Lizzi Sassman di Google hanno sottolineato che non devi forzare Googlebot a scansionare il tuo sito, ma piuttosto dovresti creare contenuti che abbiano un reale valore per gli utenti.
La prima domanda che dovresti porti è: i tuoi contenuti sono veramente di qualità? Se il tuo sito si concentra solo su specifiche parole chiave, potresti incorrere in difficoltà durante gli aggiornamenti dell’algoritmo di Google, come è successo nel 2024. I siti che basano la loro strategia di contenuti su argomenti approfonditi tendono a creare contenuti più solidi e, di conseguenza, resistono meglio agli aggiornamenti degli algoritmi.
Un altro fattore che può portare Google a visitare più spesso il tuo sito è un aumento nella frequenza di pubblicazione. Che sia dovuto a un rinnovato impegno nella scrittura di contenuti o a un evento accidentale come un attacco hacker, mantenere un calendario di pubblicazione regolare è sempre un approccio vincente.
La qualità, l’attualità e la pertinenza dei contenuti che pubblichi aiutano a mantenere l’interesse di Google. Se uno di questi aspetti viene meno, Google potrebbe decidere di ridurre la frequenza con cui scansiona il tuo sito. Questo cambiamento può essere un segnale che l’algoritmo di Google sta rivalutando il valore e l’importanza dei tuoi contenuti, considerandoli meno utili o meno interessanti rispetto a prima.