Se ti sei chiesto cosa diavolo sia successo negli ultimi aggiornamenti di Google, beh… qui troverai la risposta!
Su Wonize cercherò di spiegartelo in modo simpatico e divertente.
Preparati a notizie SEO per disperati, editori in festa, voci di corridoio, surfisti felici e qualche tsunami qua e là. “Sei pronto?” Allora cominciamo!
Che cos’è successo davvero a dicembre 2024?
Dicembre 2024 è stato un mese che ha fatto tremare più di qualche consulente SEO.
Google ha lanciato due aggiornamenti che, in certi casi, hanno funzionato come onde trasportando i siti verso spiagge soleggiate e in altri casi come veri e propri tsunami hanno buttato giù tutto.
La reazione online è stata mista e, a quanto pare, molta gente si è salvata con un bel sorriso, mentre altri si sono chiusi nel silenzio.
Ma andiamo con ordine.
Alcune storie di consulenti SEO italiani impavidi raccontano che questi aggiornamenti di dicembre 2024 non hanno distrutto le posizioni di chi temeva il peggio.
Anzi, pare abbiano addirittura risollevato molti siti che erano finiti nelle sabbie mobili dopo i precedenti update. Che vuol dire? Che Google sembrerebbe aver allentato la presa su determinate penalizzazioni, quasi come se dicesse “Ops, forse siamo stati un po’ troppo severi, dateci un attimo per correggere il tiro”.
Però, non tutti hanno avuto la stessa fortuna.
Alcuni proprietari di siti web e SEO testimoniano esperienze negative.
Nulla di paragonabile, però, agli sconvolgimenti che abbiamo visto in certi aggiornamenti passati (come l’epico update di marzo 2024). Insomma, in linea generale, è stato un dicembre più gentile rispetto a certe tempeste monsoniche viste nel 2023 e nella prima metà del 2024.
Grandi aggiornamenti del passato
Per capire la portata di questi cambiamenti, conviene fare un salto nel passato.
“Ti piace la storia?”
Io la adoro, specialmente quella dei motori di ricerca!
Il Florida Update del 2003 – sembra il nome di un uragano – fu uno dei primi grandi scossoni, che lasciò i consulenti SEO a bocca aperta.
Poi arrivarono i vari Panda, Penguin, Medic e i tremendi core update che hanno costellato la timeline di Google. Molti di questi update hanno lasciato sul campo siti devastati o spostato intere nicchie su posizioni peggiori.
C’è chi paragona i vecchi update a terremoti di magnitudo 7.0 e questi ultimi update di dicembre 2024 a scosse di assestamento meno violente.
Non è un paragone del tutto campato in aria.
In passato abbiamo visto veri e propri “cigni neri” digitali che facevano sparire siti da un giorno all’altro, provocando tracolli economici inimmaginabili.
Nel 2023 e nel 2024, Google ha lanciato una raffica di update “enormi”: molte nicchie sono state stravolte e diversi consulenti SEO si sono trovati ad arrancare.
Dicembre 2024, per fortuna, sembra aver portato un’aria di maggiore clemenza.
Come capire se un update è gigantesco?
Capire se un aggiornamento è una bomba atomica o un petardo minicicciolo sta soprattutto nelle reazioni della community. Se apri un forum e vedi centinaia di SEO e di editori che si lamentano disperati, probabilmente è successo il finimondo. Se, al contrario, senti commenti moderati, incerti o addirittura soddisfatti, allora quell’update non è stato così disastroso.
A volte Google non dice di preciso che cosa abbia modificato. “Mannaggia a te, Google, perché ci fai soffrire?” starai pensando. E così i SEO cercano indizi ovunque. Uno si accorge che a crollare sono i siti medici e pensa a un “Medic Update 2.0”. Un altro vede calare i siti di ricette e ipotizza che Google abbia cambiato idea sulle stelle delle recensioni. E così via. Spesso tutto si basa su osservazioni empiriche, su come i siti reagiscono: “Salve a tutti, il mio sito che parla di salute olistica è crollato? Forse Google penalizza la medicina alternativa!”. Ma non è detto che la spiegazione sia così semplice.
Alla fine, la verità si trova incrociando vari feedback. Se 10, 100, 200 SEO su forum e social dicono tutti la stessa cosa, forse c’è un fondo di verità. Questo è il modo “artigianale” di capire la natura di un update. E su questi update di dicembre 2024, la community ha parlato molto.
Il verdetto è stato:
“Non sembra così terribile come in passato”. Anzi, in molti casi è stato “un bel colpo di fortuna” per chi era rimasto indietro.
Sintesi a volo d’uccello: l’aggiornamento di dicembre 2024
Proviamo a raccogliere in poche righe i punti più importanti:
- Google ha probabilmente allentato i criteri che penalizzavano certi siti, permettendo loro di riprendersi.
- Il secondo punto è che non si sono visti grandi gruppi di SEO ed editori urlare al disastro. Non c’è stata una folla compatta che gridasse “Google ci ha massacrati!”.
- Ovviamente qualcuno ci ha rimesso, ma non è stato un massacro generalizzato come in altri aggiornamenti.
Quindi sembra che questo update, nel complesso, abbia contribuito a far “resuscitare” alcuni siti. Alcuni professionisti si sono pure vantati di aver fatto “miracoli” su siti ormai sepolti. Peccato che gli stessi professionisti potrebbero aver curato quei siti anche quando sono stati colpiti. È lecito dunque domandarsi: “Se sei tu ad aver combinato disastri prima, perché ora ti prendi tutti i meriti della guarigione?” Ma questa è la consueta commedia umana del mondo SEO.
Qualche conferma dai forum Black Hat
Di solito, i SEO più “tosti” si riuniscono nei forum black hat. Non sempre seguono le regole di Google alla lettera, ma sono un ottimo barometro delle tempeste in arrivo. Se i black hat iniziano a urlare “Fine del mondo!” sai che c’è un update serio. A dicembre, invece, nei forum come “Black Hat World” le voci erano tutto sommato positive. Qualcuno diceva “Il mio sito è rinato”. Qualcun altro: “Speriamo duri!”. Un altro ancora: “Avevo perso tutto con l’update di marzo, ora sto recuperando”. Pochi segnalavano rovinose cadute. Uno di questi citava un sito finanziario creato su un dominio scaduto, ma con un progetto incerto. Non proprio un test attendibile, giusto?
Certo, non mancava chi sprofondava in un pessimismo cosmico: “Molti siti sono crollati, compresi 3 dei miei”. Ma la gran parte delle testimonianze era di segno opposto. Questa è la novità. Per una volta, i black hat non sono partiti con le torce e i forconi contro Google. Invece, molti hanno parlato di una benefica rinascita. Un segnale concreto che, forse, l’algoritmo stava rilasciando la sua morsa su alcuni siti penalizzati.
E sui social? Risposte su X, Facebook e altro
Ovviamente, su X (ex Twitter) la reazione agli annunci di Google è stata, come sempre, un mix di lamentele e accuse di favoritismi. C’è chi dice che “Reddit domina sempre” e che “Quora e Forbes hanno la meglio”. Altri affermano che Google sia ormai “rotto” e che la gente dovrebbe passare in massa a Bing, DuckDuckGo o addirittura il russo Yandex.
Alcuni utenti si sono sfogati in tweet generici: “Google sta distruggendo le piccole imprese”, “L’algoritmo è un completo disastro”, “Non c’è più nulla da toglierci”. Ma non c’erano molti dettagli sulle reali novità dell’update di dicembre. Sembra quasi che si tratti di un disco rotto, la solita reazione rabbiosa a ogni singolo update che Big G lancia. Insomma, parole di frustrazione che si sentono dal lontano 2003 e che probabilmente risentiremo anche nel 2043.
Facebook, dal canto suo, ha visto discussioni meno velenose. Molti sostenevano di aver visto siti “dormienti” tornare a respirare. Difficile stabilire se sia stato merito di ottime strategie SEO o se Google abbia tolto il piede dal collo a questi progetti. Ma l’idea comune è che, con questo update, ci sia stata un’ondata di vibrazioni positive che ha investito numerosi siti rimasti indietro negli scorsi mesi.
Qualcuno l’ha definito “un aggiornamento minore”
Come sempre, ci sono voci fuori dal coro. Alcuni professionisti hanno parlato di un update clamoroso. Eppure, la maggioranza sembra classificare questi aggiornamenti di dicembre come “meno distruttivi”, se paragonati a bestioni come l’aggiornamento di marzo 2024 o alcuni nel 2023 che hanno spazzato via interi settori.
Questo è uno scenario interessante. Siamo reduci da un anno, il 2024, segnato da vari scossoni. E poi, all’improvviso, arriva dicembre con un doppio colpo di coda. Ma, invece di un’ulteriore catastrofe, sembra che Google abbia regalato, almeno a qualcuno, una seconda possibilità.
Possibile ragione: Google ha ridimensionato certi “filtri”?
Un’ipotesi comune è che Google, in questo aggiornamento di dicembre, abbia “ridimensionato” alcuni filtri che stavano penalizzando eccessivamente i siti “di qualità, ma ottimizzati troppo”. Hai presente quei progetti pieni di parole chiave, link forzati e heading perfettamente allineate allo schema “Le persone hanno chiesto anche”? Magari erano siti validi in termini di contenuti, ma l’overdose di SEO “aggressivo” li faceva sembrare “fatti esclusivamente per i motori di ricerca”. Google, in passato, li penalizzava con forza. Ora, forse, ha deciso di essere più tollerante verso questo tipo di “spam” (o presunto tale), tornando a premiare la qualità intrinseca dei testi e l’autorevolezza degli autori.
Ciò spiegherebbe perché alcuni siti ritenuti “bruciati” siano tornati in pista. Se l’algoritmo ignora, o pesa di meno, certe forzature, è logico che quei contenuti, se ben scritti e utili, riconquistino buone posizioni.
L’aggiornamento antispam di dicembre
Subito dopo il “Core Update” di dicembre, Google ha lanciato un aggiornamento antispam. Pare che fosse un miglioramento per agguantare i siti di spam. Cioè, Google potrebbe aver “aperto i cancelli” con il core update, rischiando di far rientrare un po’ di spam, e poi aver piazzato una guardia in più all’uscita con l’update antispam. Il risultato? I siti onesti tornano in vita, quelli spudoratamente spammy restano fuori. Una combinazione curiosa, ma tutto sommato coerente: “Ti do più spazio per emergere, però, se fai troppo il furbo, ecco un bel colpo di scopa!”.
La previsione per il 2025
Di recente, il CEO di Google ha dichiarato che il 2025 sarà un anno di “grandi cambiamenti”. La domanda è: “Sarà un’altra maratona di update devastanti o un proseguimento di quest’onda meno cruenta?”. Molti si augurano che la doppietta di dicembre sia un assaggio di una strategia più morbida, tesa a ripulire (ma non distruggere) il web.
D’altronde, dopo anni di corse frenetiche dietro a penalizzazioni e core update, i SEO potrebbero tirare il fiato. Certo, quando Google parla di grandi cambiamenti, a volte intende rivoluzioni epocali come l’introduzione di nuove forme di ranking basate sull’AI. E sappiamo che l’IA è sempre più presente nei progetti di Mountain View. Quindi, “chi può saperlo?” Forse vedremo un Google Search che ragiona in modo più semantico, più umano, e capace di riconoscere se un sito ha un valore reale pur presentando qualche eccesso di ottimizzazione. Oppure vedremo l’ennesimo giro di vite che farà tremare i polsi.
Tutto dipende da come Google interpreta la sua mission: “Fornire l’informazione più utile”. Se l’algoritmo diventa troppo rigido, rischia di penalizzare chi magari scrive ottimi contenuti ma li condisce con troppi link interni e troppi H2 ottimizzati. Se diventa troppo lasco, rischia di lasciare entrare i siti spammosi. È un difficile equilibrio, e i core update servono proprio ad aggiustare il tiro.
Racconti di vita vera
Una SEO, su Facebook, raccontava che ben tre siti affiliate “zombie” (fermi da tempo immemorabile) hanno ripreso a macinare traffico. “Incredibile”, diceva, “sembravano morti e sepolti”. Un altro commentava: “Sono tornato da un -80% di traffico a un -30%. Non è un miracolo, ma almeno si vede la luce!”. C’è anche chi ha scritto: “Per me, tutto uguale. Zero miglioramenti, zero penalizzazioni”. Insomma, per molti è stato un update di “recupero” o di “nessun effetto”. Quasi nessuno, però, parla di un crollo improvviso.
Nei forum black hat, un utente ringraziava Google: “Il mio sito è tornato in classifica dopo nove mesi all’inferno. Avevo perso la speranza”. Un altro diceva: “Ahrefs rileva nuove parole chiave, la Search Console mostra più impression, ma non vedo ancora molte visite reali. Speriamo bene!”. In mezzo a questi post positivi, uno sfortunato sosteneva: “Il mio sito finanziario è precipitato”. Peccato fosse un progetto basato su un dominio scaduto e di dubbia qualità. Non proprio un caso esemplare.
Dov’è il grande polverone?
I grandi polveroni si vedono quando un update colpisce una fetta enorme di siti. Pensa al “Medic Update”. Tantissimi siti di salute olistica, integratori e diete non verificabili erano crollati, e ovunque leggevamo “Google sta massacrando la medicina alternativa!”. Ora, con l’update di dicembre 2024, non c’è un gruppo compatto di webmaster che urla alla catastrofe. La tendenza generale è di un sospiro di sollievo, condito da qualche eccezione di chi ha visto un calo.
Per carità, c’è sempre chi dice “Google favorisce i grandi brand, Reddit, Quora e compagnia” e che “i piccoli editori soffrono sempre”. Ma questi commenti sono diventati un mantra da tanti anni, quasi un ritornello. Non sembrano parlare davvero di quello che è accaduto a dicembre 2024, bensì di uno sfogo generico contro Google.
Google rotto? C’è chi lo dice
Alcuni utenti, soprattutto su X, ribadiscono che “Google è rotto” e che “non ci si può fidare di Big G”. Qualcuno ha perfino scritto che sta osservando un picco di traffico da Bing e DuckDuckGo. Sarà vero? Ci sono realtà di nicchia che potrebbero davvero vedere un aumento percentuale da quei motori, ma bisogna valutare i numeri complessivi. Nel grande schema delle cose, Google rimane la principale porta del web per la maggior parte degli utenti. Certo, ci sono scenari in cui la concorrenza ottiene piccoli spiragli, ma parlare di “massa che emigra su Bing” suona un po’ come una visione romantica.
Cosa cambierà nel 2025?
Chi può dirlo con certezza? Potremmo vedere un nuovo algoritmico “giro di giostra”. Potremmo anche vedere un Google più cauto, che preferisce piccole modifiche anziché colpire duro come un pugile suonato. Il CEO di Google ha parlato di “grandi cambiamenti” per il 2025. Ma “grandi cambiamenti” significa tutto e niente. Potrebbe essere un maggior uso dell’IA generativa per elaborare i ranking, o un’enfasi sul “Search Generative Experience” che Google sta sperimentando.
Alcuni esperti ipotizzano un motore di ricerca sempre più “conversazionale”, capace di restituire una risposta elaborata mescolando fonti diverse. In questo scenario, i siti ottimizzati “vecchio stile” potrebbero soffrire, se Google preferirà snippet generati piuttosto che link diretti. Ma queste sono soltanto ipotesi. Per ora, ci atteniamo ai fatti: a dicembre 2024, un’ondata di cambiamenti c’è stata, e per molti è stata un’ondata positiva.
Conclusioni intermedie (niente paragrafi finali!)
Allora, come giudichiamo gli aggiornamenti di dicembre 2024? Se fossero un film di Hollywood, la critica direbbe che non è stato un “blockbuster distruttivo”, ma una pellicola con alcuni momenti avvincenti e un lieto fine per molti protagonisti. Alcuni siti penalizzati in passato sono risorti, come fossero eroi che tornano in scena per l’atto finale. Non tutti, certo. Qualcuno è rimasto dietro le quinte. Ma, globalmente, non c’è stato l’uragano emotivo che abbiamo visto in certi update passati.
Dopo due anni di fuoco, forse Google ha deciso di ridare ossigeno ad alcuni progetti. Oppure ha semplicemente tarato meglio i suoi filtri. Certo, i più maliziosi suggeriscono che Big G abbia “rilasciato” siti borderline per poi colpirli di nuovo l’anno prossimo. È una teoria complottista che, senza prove, lascia il tempo che trova. Quello che sappiamo con certezza è che questi update di dicembre 2024 non hanno fatto gridare al disastro la comunità. Hanno, anzi, fatto sorridere molte persone che già si vedevano condannate.
E ora, spazio al futuro. Il 2025 è alle porte, e Google promette cambiamenti epocali. Chissà, magari la prossima volta ci troveremo a esultare per un nuovo “colpo di fortuna” o a brancolare nel buio cercando di capire “cosa” l’algoritmo abbia cambiato. Intanto, godiamoci questo momento. Per una volta, l’onda ha portato più surfisti sorridenti che tsunami in cerca di vittime. Non possiamo lamentarci, giusto? “Ehi, Google, grazie di averci regalato un dicembre meno amaro!”