Hai sentito parlare o hai letto il termine “sitemap XML” e ti sei domandato come usarla in modo davvero efficace per migliorare il posizionamento SEO?
Ti capisco, perché la questione è piena di informazioni contrastanti sul web.
Un giorno trovi un suggerimento, il giorno dopo scopri che è superato.
Qui voglio spiegarti quali sono le tecniche attuali per usare (o ottimizzare) una sitemap XML.
E lo farò con un taglio pratico, per aiutarti a capire meglio cosa funziona oggi e come evitare trucchi ormai obsoleti.
Prima, però, un chiarimento.
In quest’articolo useremo spesso la parola “indexing platforms” e parleremo di come queste entità usano le XML sitemap per scoprire e capire le pagine di un sito.
Il bello è che avere una sitemap ben fatta può portare a un crawling più efficiente, scoperta rapida dei nuovi contenuti e feedback utili su potenziali problemi di indicizzazione.
Attenzione, però: se segui linee guida vecchie, rischi di “avvelenare” la tua sitemap, confondere i crawler e peggiorare i tuoi risultati in SERP.
Partiamo dalla definizione di sitemap xml.
Che cos’è una sitemap XML?

Facciamola facile.
Una sitemap XML è un file che elenca una serie di URL del tuo sito (spesso tutte, ma non per forza), accompagnate da informazioni come l’ultima data di modifica della pagina.
La sitemap è simile a una “mappa del tesoro”: i motori di ricerca, quando trovano questa mappa, sanno immediatamente dove andare a scavare. Non devono passare da innumerevoli link interni per scovare le tue pagine più forti. Una sitemap XML aiuta i motori di ricerca a scoprire i tuoi contenuti, specialmente se il tuo sito è grande o ha una struttura intricata.
Mettiamo che un motore di ricerca visiti la sitemap e trovi nove pagine in un colpo solo. Se dovesse trovare la nona pagina attraverso la navigazione normale, forse dovrebbe saltare da una pagina all’altra, seguendo link su link, rischiando di “perdersi” o di metterci più tempo.
La sitemap rende tutto più veloce: dice al crawler “Ciao, ho un elenco di pagine importanti, ci dai un’occhiata?”.
E, di solito, i motori di ricerca gradiscono questa trasparenza, perché semplifica loro la vita. Ciò non significa indicizzazione garantita al 100%, ma di sicuro è un bel vantaggio.
Ah, se non sai cos’è l’indicizzazione no problem. Leggi questo articolo:
Indicizzazione spiegata da Google.
Situazioni in cui non puoi fare a meno della sitemap XML
- Siti con molte pagine: tipo un e-commerce con migliaia di prodotti o un portale editoriale con centinaia di articoli. Far conoscere al motore di ricerca ogni nuova pagina può essere complicato. La sitemap aiuta a “raccomandare” i contenuti.
- Siti che cambiano spesso: se aggiorni di continuo i testi o aggiungi nuove sezioni, la sitemap può indicare cosa è nuovo o cosa è stato modificato.
- Struttura debole: se i tuoi link interni non sono perfetti e finisci per avere pagine “orfane” (prive di collegamenti dal resto del sito), la sitemap è un’àncora di salvezza, perché i motori possono raggiungere quelle risorse.
- Scarso profilo di backlink: se non hai molti link esterni che puntano al tuo sito, dare una “dritta” ai crawler tramite la sitemap diventa ancor più importante.
Ovviamente nulla garantisce che la sitemap faccia indicizzare o posizionare meglio le pagine.
Diciamo che accresce le possibilità di venir notati in fretta, soprattutto se hai creato contenuti di qualità.
E questo è un dettaglio da non dimenticare: se la pagina non è valida, non ci sono sitemap che tengano.
Creare una sitemap XML: da dove si parte?

Hai due opzioni.
Creare una sitemap statica, da aggiornare manualmente, o crearne una dinamica, che si aggiorna da sola.
La prima opzione di solito è semplice: prendi un tool (ad esempio Screaming Frog), generi il file e lo carichi sul server. Fine. Il problema è che, se aggiungi o togli una pagina, la tua sitemap diventa vecchia. Dovresti rifarla manualmente ogni volta. Fattibile per siti minuscoli, ma un incubo per i progetti di dimensioni medie o grandi.
Ecco perché moltissimi preferiscono la soluzione dinamica: un plugin (su WordPress, potrebbe essere Yoast o RankMath) o uno script custom che genera e aggiorna la sitemap in automatico.
Se modifichi una pagina oggi, l’ultima data di modifica sarà aggiornata, e i crawler vedranno quell’informazione. Più comodo, no? In generale, su un CMS moderno, troverai sempre la sitemap dinamica.
Se nella tua azienda hai uno sviluppatore, chiedigli un aiuto per scrivere un codice su misura, oppure installa un plugin SEO che abbia la funzione di generare sitemap e fai monitorare la stessa a un consulente SEO.
Struttura di un’XML sitemap: i requisiti che non devono mancare
Che aspetto ha un file XML?
Beh, ecco la versione ridotta: devi dichiarare che è un file XML, specificare l’encoding (di solito UTF-8) e indicare il namespace (spesso “http://www.sitemap.org/schemas/sitemap/0.9“), che serve ai motori per capire se rispetta gli standard.
Poi, per ogni URL, inserisci un cosiddetto “container” con i tag necessari.
Due sono davvero fondamentali:
- Loc: l’URL canonico, che rispecchi esattamente il protocollo (HTTP o HTTPS) e l’eventuale “www” (se lo usi).
- Lastmod: la data dell’ultima modifica “significativa” della pagina. Usare questo campo in modo corretto, con date vere, è un grande aiuto ai crawler. Mostri che il contenuto è nuovo o modificato di recente. Se fingi di aggiornare la pagina, facendo credere di avere modificato i contenuti quando invece hai solo cambiato una virgola, i motori potrebbero ignorare il segnale.
Una volta, c’erano altri tag come changefreq o priority, che suggerivano frequenza di aggiornamento e importanza. Oggi i motori di ricerca non li considerano più, quindi puoi tranquillamente ignorarli. Anzi, se li inserisci, rischi di confondere alcuni crawler.
Errori da evitare nel “lastmod”
Un classico esempio è cambiare la data di lastmod a ogni rigenerazione della sitemap.
Se il sito rigenera la sitemap tutti i giorni, e tu non hai fatto alcuna modifica sostanziale alle pagine, stai “gridando al lupo” senza motivo.
Quando Google si accorge che la data non corrisponde a reali cambiamenti, potrebbe decidere di non fidarsi più di quella data e ignorarla in futuro.
Quindi, basta trucchi: meglio mettere la data reale dell’ultimo aggiornamento di contenuto.
Tipologie di sitemap: quali ti servono davvero?
Vediamo qui sotto le tipologie più famose di sitemap.
1. Sitemap Index (o indice di sitemap)
Esistono limiti nella dimensione di una sitemap XML: 50.000 URL e 50 MB di grandezza (non compressa).
Se hai più pagine o file più pesante, devi “spezzare” la tuo sitemap in più file. A quel punto, creerai un “sitemap index” (pensa a un “sitemap di sitemap”), un file che elenca tutti le singole sitemap.
Non puoi fare “livelli di indice” annidati, però, puoi creare un “index” che elenca i file di “sitemap1.xml”, “sitemap2.xml”, ecc. Poi, per far sì che i motori di ricerca trovino tutti questi file, di solito si invia l’index a Google Search Console e a Bing Webmaster Tools e si inserisce la URL dell’index anche nel file “robots.txt”.
2. Sitemap per le immagini
C’è chi dice: “Faccio una sitemap dedicata solo alle immagini, così Google indicizza tutte le foto”.
In passato, si aggiungevano tag extra con info sulle immagini. Oggi, è molto meglio usare JSON-LD e lo schema “ImageObject” per fornire dati sulle immagini. Se vuoi, puoi aggiungere i tag relativi alle immagini direttamente dentro la tua sitemap principale, così da far sapere ai crawler che la URL “X” contiene un’immagine “Y” con un determinato nome.
Spesso, comunque, i motori se la cavano bene anche senza. E se le tue immagini sono su un CDN (Content Delivery Network), occorre che quell’host sia verificato in Search Console. Non serve creare un file separato, a meno che tu non gestisca situazioni complicate.
3. Video Sitemap
Allo stesso modo, esistono tag appositi per i video.
A differenza delle immagini, i video hanno parecchi attributi aggiuntivi (descrizione, durata, rating, restrizioni di paese, e via dicendo).
Se i tuoi contenuti video sono importanti per la SEO, puoi inserire questi tag in una sitemap dedicata.
Attenzione, però: se il tuo sito ha molti video con numerose estensioni di metadati, potresti raggiungere il limite di dimensione. In tal caso, segmentare il tutto in più sitemap è un’idea intelligente.
4. Google News Sitemap
I siti di notizie possono inviare una “Google News sitemap” per facilitare l’inserimento di articoli negli indici di Google News.
Funziona solo per articoli molto recenti (ultimi due giorni) e conviene rimuovere gli articoli dalla sitemap quando superano le 48 ore di età.
Questa estensione funziona soltanto con Google.
Bing o altri motori non la considerano.
Non confondere la news sitemap con la sitemap immagini: la news sitemap non supporta URL di immagini (a differenza di quello che si potrebbe leggere su forum ormai datati). Qui, si parla soltanto di articoli e date di pubblicazione.
5. HTML Sitemap
Contrariamente alla “XML” che è dedicata ai motori, l’HTML sitemap veniva progettata anni fa per gli esseri umani, un tempo in cui la navigazione interna poteva essere scarsa.
Metti una pagina che elenca tutti i link, e chiunque la visita può trovare ciò che cerca.
Oggi, se il tuo menu e le tue categorie sono ben fatte, probabilmente non ti serve una HTML sitemap.
Infatti, molti siti la mettono a piè di pagina (footer) come retaggio.
Poi, se guardi le statistiche, scopri che nessuno o quasi la visita.
A volte, quell’elenco di link porta via “forza” a livello di link equity, e non aggiunge grande utilità.
Quindi, chiediti: “Ha senso tenerla o è un cimelio dei bei tempi andati?”. Se non la usa nessuno, forse è meglio levarla.
Come ottimizzare la sitemap XML?

Ti stai chiedendo: “Ok, quindi ho la mia sitemap, ho i tag loc e lastmod a posto, e poi?”.
Beh, la vera ottimizzazione sta nel decidere quali URL inserire e nel come suddividere le mappe in modo da raccogliere insight e agevolare la scansione.
1. Metti nella sitemap solo le pagine SEO per te rilevanti
Un errore comune che fanno alcuni SEO Specialist è inserire tutte le pagine sulle sitemap, anchequelle che non vuoi neppure indicizzare.
Ogni volta che un crawler arriva sul tuo sito, ha un limite di pagine che è disposto a visitare. In parte, decide lui, ma tu puoi influenzare quali pagine desideri fargli vedere per prime.
Se la tua sitemap ha url di scarsa importanza (pagine con noindex, redirect, errori 404, parametri inutili, pagine duplicati, ecc.), stai usando male questa opportunità. Meglio avere solo pagine “valide” in ottica SEO, su cui desideri posizionarti.
C’è chi suggerisce di inserire i 301, 404 o le pagine rimosse con l’idea di “farle de-indicizzare più in fretta”.
In realtà, i motori di ricerca potrebbero vedere questa pratica come un tentativo di manipolazione, finendo per ignorare la sitemap.
Quindi, credimi, lascia fuori tutto ciò che è irrilevante o morto.
2. Validare la sitemap
Molti usano tool online per vedere se la sitemap rispetta lo standard XML.
Va bene, ma non basta.
Devi anche controllare che i motori possano fetchare la tua sitemap (niente blocchi in robots.txt o strane direttive).
Poi, per essere certo che vada tutto liscio, caricala su Google Search Console e su Bing Webmaster Tools.
Se vedi un bel messaggio verde “Successo”, stai a cavallo.
Se invece compare un errore, leggi i dettagli, correggi, e riprova.
3. Sfruttare i report di GSC e BWT
In Google Search Console (GSC) e in Bing Webmaster Tools (BWT), quando invii la sitemap, potrai vedere quante URL sono “indicizzate” e quante no.
Se, per esempio, invii 80.000 URL e ne vengono indicizzate 71.000, ne rimangono 9.000 fuori. Il pannello di GSC ti dirà in modo generico i motivi dell’esclusione. Non avrai un elenco di ognuna se la sitemap è enorme, ma è già un indicatore.
A volte, però, se hai diviso la tua sitemap in più spezzoni, puoi capire in quale “segmento” c’è la quota maggiore di pagine non indicizzate (magari le categorie del blog, o i prodotti, o le pagine in lingua tedesca). Così capisci da dove parte il problema e dove investire tempo.
Ecco un trucchetto: se rinomini le tue sitemap con parole descrittive invece di “sitemap1.xml” o “sitemap2.xml”, potrai capire a colpo d’occhio quale blocco rappresenta la sezione “prodotti-per-il-bagno” e quale “prodotti-per-il-giardino”. In questo modo, le statistiche su GSC o BWT diventano immediatamente leggibili. Potrai scoprire che, su 5.000 prodotti-per-il-bagno, 1.500 non vengono indicizzate, e – bingo – sai che forse ci sono problemi di contenuto duplicato, scarsa qualità o segnalazioni di noindex mal gestite in quell’area.
4. Strategia sulla dimensione delle sitemap
I motori ti dicono che il limite è 50.000 URL o 50 MB.
Alcuni SEO preferiscono restare molto sotto questi numeri, tipo 10.000 URL a file.
Perché? Perché a volte si dice che così l’indicizzazione sia più veloce. In aggiunta, c’è un limite in GSC: puoi scaricare i dettagli solo per un certo numero di URL. Se ne hai caricati 50.000 in un colpo solo, e 15.000 sono non indicizzati, potrai scaricarne soltanto 1.000.
Non saprai esattamente quali sono gli altri 14.000, e ti mancheranno i dati per intervenire. Se invece spezzi in blocchi da 1.000, puoi scoprire con precisione quali pagine sono problematiche e prendere provvedimenti.
Il rovescio della medaglia è che generare 50 sitemap da 1.000 URL l’una comporta più lavoro iniziale e più gestione nel tempo.
Se hai un grosso store, potresti trovarlo un po’ scomodo. Valuta i pro e i contro.
L’idea generale resta: meno URL in un file = analisi più granulare, ma gestione più laboriosa.
Più URL in un file = meno sforzo di setup, ma meno visibilità dettagliata.
Checklist delle best practice per la sitemap XML
Per farti un comodo riepilogo, ecco un elenco di cose da spuntare, cioè attività da fare.
- Crea sitemap dinamiche: evita la manutenzione manuale e riduci il rischio di refusi.
- Comprimi i file (gzip) per risparmiare banda e far felice il server.
- Usa un sitemap index quando hai più file separati.
- Metti i tag
<loc>
e<lastmod>
(con date affidabili). - Per le immagini: inserisci i relativi tag nella sitemap standard.
- Per i video: valuta i tag o una sitemap dedicata se i contenuti sono tantissimi.
- Per Google News: usa la news sitemap (solo per articoli negli ultimi due giorni).
- Metti la URL della sitemap nel file robots.txt.
- Invia la sitemap sia in Google Search Console che in Bing Webmaster Tools.
- Limita le pagine alle sole SEO rilevanti, scartando redirect, errori, noindex e pagine con parametri inutili.
- Evita duplicazioni: un URL deve trovarsi in una sola sitemap (a eccezione di quella News).
- Assicurati che il codice non abbia errori di sintassi.
- Raggruppa gli URL in sitemap dal nome descrittivo (es.
prodotti-per-il-bagno.xml
) per avere report più chiari. - Decidi come dividere i file, soprattutto se hai molte URL, tenendo a mente i limiti di 50.000 e 50 MB.
- Analizza i risultati su GSC e BWT per scoprire dove c’è ancora margine di miglioramento.
Uno sguardo conclusivo: la sitemap come arma segreta per la SEO
Qualcuno dice: “Le sitemap sono solo un dettaglio”.
A volte, è vero: se hai un sito piccolo e ben linkato, l’impatto potrebbe essere limitato.
Ma in molti casi, soprattutto su progetti ampi, le sitemap offrono un grande vantaggio per velocizzare e rendere più coerente la scansione delle pagine da parte dei motori di ricerca.
Pensa a un portale di notizie con decine di articoli al giorno: un crawler che guarda la sitemap trova al volo i nuovi pezzi, e magari li indicizza prima che diventino “vecchi”.
Oppure un e-commerce che aggiunge prodotti stagionali: la sitemap gli dà un canale preferenziale di segnalazione.
C’è un motivo se anche i consulenti SEO raccomandano sempre di curare questa risorsa con grande attenzione. Anche se “un tempo” era solo un file da caricare e dimenticare, oggi è una leva strategica per la propria visibilità online.
In particolare, se hai un business locale, per esempio se sei un consulente SEO a Milano e vuoi che i tuoi servizi emergano su Google, curare la sitemap e far sì che le tue pagine più importanti siano incluse (e correttamente segnalate) può dare una marcia in più, specialmente in un contesto molto competitivo. Non è la bacchetta magica per scalare le SERP, ma di certo aiuta a mostrarti sotto la luce giusta ai bot di Google e Bing.
Rammenta: la qualità dei contenuti e dei link interni è determinante.
Nessuna sitemap può compensare un contenuto scadente o link interni confusionari.
Però, se stai puntando in alto, dedica del tempo a progettare e gestire bene la tua sitemap. Ci vogliono costanza e un po’ di organizzazione.
Che ne pensi? C’è qualche aspetto su cui hai ancora dubbi o qualche esperienza che vuoi condividere?
Lascia un commento qui sotto e raccontami la tua avventura con le sitemap.
Mi farà piacere saperne di più e magari approfondire qualche caso pratico insieme.